mercoledì 17 gennaio 2007

Aflatossina: questa pericolosa sconosciuta

Avete mai sentito parlare dell’Aflatossina?
Sicuramente è un argomento che pochi conoscono eppure riguarda tutti strettamente da vicino perché a essere in pericolo sono gli alimenti che mangiamo tutti i giorni. Cercherò di spiegare nel modo più semplice possibile di cosa si tratta e del pericolo che costituisce per la nostra salute perché tutti hanno il diritto di conoscere e capire!!!

Cos’è?
L’ aflatossina, è una molecola tossica prodotta naturalmente dal metabolismo di alcune specie di funghi (chiamati comunemente muffe), generalmente saprofiti, appartenenti al genere Aspergillus. Ne esistono numerosi tipi, di cui le principali sono la B1, la B2, la G1, la G2 e i loro derivati metabolici M1 ed M2. Le aflatossine B1, B2, G1 e G2, M1 sono fortemente sospettate di esplicare un’azione tossica, mutagena e cancerogena a carico del fegato e tossica per il sistema immunitario. La più pericolosa è la B1. Le aflatossine sono difficili da eliminare perché sono organismi estremamente termoresistenti.

Dove si sviluppa?
Gli alimenti più esposti alla contaminazione sono i cereali (mais, frumento, riso, orzo, segale, ecc.) e derivati (farina e prodotti da forno, polenta ecc.), semi oleaginosi (arachidi,girasole, ecc.), frutta secca ed essiccata, legumi, spezie, caffé e cacao.
Alcuni di questi alimenti costituiscono ingredienti base per l'alimentazione di animali (mangimi, insilato,ecc.) come la mucca, contribuendo a rendere estremamente vasto lo spettro dei prodotti a rischio a causa della presenza dei sui derivati metabolici; il latte ne è un esempio. La sua possibile presenza in molti alimenti costituisce un motivo di crescente preoccupazione dato che tende a svilupparsi sia sulle piante prima del raccolto, nelle derrate vegetali dopo il raccolto, durante i processi di conservazione, trasformazione e trasporto.

Perché si sviluppa?
La causa è spesso attribuita alla cattiva conservazione di questi alimenti per cui (anche nelle nostre case) è di notevole importanza rispettare i requisiti minimi di sicurezza.
Le condizioni ideali per lo sviluppo dell’aflatossina sono:
Temperatura compresa tra 15 e 40 °C (optimum 20-25 °C),
Umidità relativamente elevata superire al 70%,
pH i cui valori siano compresi tra 4 e 8 ,
Presenza di ossigeno

Cosa provoca?
l’impatto dell’aflatossina sulla salute umana è tutt’altro che trascurabile. In mancanza di dati tossicologici diretti, il rischio per l’uomo viene attualmente valutato in maniera indiretta, a partire sia dalla tossicologia animale sia dai dati epidemiologici relativi a popolazioni a rischio. Dati ottenuti da studi condotti su animali indicano che il consumo di alimenti contaminati può produrre nell’uomo un’ampia varietà di quadri patologici sia acuti che cronici, di difficile diagnosi, che possono avere origine sin dai primi mesi di vita dei soggetti coinvolti. L’aflatossina, inoltre, è in grado di attraversare la barriera placentare. Questa tossina ha come organo bersaglio il fegato, è dotata di attività cancerogena e ha la capacità di provocare mutazioni genetiche. Tra i suoi sottotipi la più potente è la B1 e gioca un ruolo sinergico con il virus dell’epatite B nell’insorgenza del carcinoma al fegato che ne aumenta la probabilità addirittura di 60 volte. In Cina è stato avviato un programma di prevenzione basato sulla vaccinazione contro l’epatite da vius B. Per l’uomo la DL (dose letale) di B1 oscilla tra 0,6 e 10 parti per milione (ppm=mg/Kg).
Anche il latte può costituire una fonte di contaminazione della B1 metabolizzata sottoforma di M1(meno pericolosa di B1) costituendo un elevato pericolo per i bambini ancora in fase di lattazione. Nell’intossicazione cronica, invece, si osserva soprattutto un deficit del sistema immunitario.

Come difendersi?
Fate attenzione ai prodotti importati. In Italia il problema dell’aflatossina è riconducibile all’importazione di alimenti contaminati provenienti dalle aree tropicali e subtropicali come le arachidi e il mais che trova un largo impiego nell’alimentazione animale. Infatti, le condizioni ambientali e tecnologiche italiane non sono tali da far temere per manifestazioni epidemiologiche di una qualche entità. La probabilità di introdurre un prodotto contaminato è maggiore per quei paesi che notoriamente non esercitano un regolare controllo delle importazioni e verso i quali vengono indirizzate le partite più contaminate, magari già rifiutate da altri.

Il rischio cambia in base all’alimento ingerito. Esistono profonde differenze nell’assunzione di un alimento rispetto ad un altro ad esempio: il rischio è inferiore nell'assunzione di latte rispetto ai pop corn o arachidi mal conservati.

Conoscere l’azienda produttrice e valutare la sua serietà. Ad esempio le grandi aziende eseguono normalmente i controlli di legge anche per non incorrere in danni all'immagine derivanti da partite inquinate.

Utilizzate prodotti di qualità e diffidate di quelli a basso costo.

In casa ricordati sempre di conservare gli alimenti lontano dall’umidità,evitare i sacchetti di plastica (es. pane in cassetta) e ridurre al minimo la presenza di ossigeno nei contenitori!

Nel caso si abbia un sospetto di contaminazione da aflatossina, ci sono dei centri che effettuano studi anche entro le 24 ore come la ECOS (http://www.ecos.it/) . I controlli sono di fondamentale importanza, ad esempio, per le Centrali del Latte, per le industrie di trasformazione del latte e suoi derivati, per le stalle conferenti, per gli asili, per i reparti di pediatria degli ospedali, per i privati.

Oggi in commercio esistono dei kit che consentono di rilevare la presenza di aflatossine in poco più di un’ora. Uno dei produttori di questi kit è la TECNA (http://www.tecnalab.it/) .

Ricordiamoci che non esiste alcuna soglia al di sotto della quale non si evidenziano effetti negativi, non si può fissare una dose giornaliera consentita e bisognerebbe fissare il limite delle aflatossine al livello più basso possibile!

3 commenti:

Unknown ha detto...

Un post molto corretto ed esaustivo, complimenti. Un altra ditta che distribuisce kits di controllo per le aflatossine con il metodo Elisa in Italia è la Astori Tecnica http://www.astorioscar.com

Bricke ha detto...

Se volete partecipare alla discussione:

http://www.ecoblog.it/post/2629/gli-ogm-ci-salveranno-dallaflatossina

Unknown ha detto...

domanda ma la foto è una tossina o un ungo?e se è un fungo qual'è?