giovedì 25 gennaio 2007

Un tribunale per l’ambiente

Parte da Venezia la proposta di istituire la corte penale contro i disastri ambientali. La sfida è stata lanciata dalla Iaes (International academy of enviromental sciences) associazione presieduta dal Premio Nobel per la pace, Adolfo Perez. Un tribunale che servirebbe a condannare gli autori di crimini come Chernobyl o dei tanti naufragi petroliferi. Non è la prima volta che si lanciano proposte del genere ma questa volta i tempi sembrano maturi, vuoi per le continue notizie su ecosistemi compromessi, vuoi per la maggior sensibilità che il mondo sta dimostrando verso i problemi ambientali.

Troppe sono le persone e organi rimasti impuniti (Warren Anderson presidente della Union Carbide e responsabile del disastro di Bhopal se ne sta in “esilio” tra i campi da golf di Long Island mentre ancora oggi molte persone muoiono per il suo pesticida www.greenpeace.it/bhopal ) , troppi fatti finiti nel dimenticatoio (Il Kursk sottomarino affondato e lasciato sul fondo con i suoi due reattori nucleari e dozzine di missili cruise) e la lista sarebbe ancora lunga. Un istituzione del genere metterebbe in condizione di giudicare e condannare i responsabili di questi crimini contro l’umanità.

Se volete saperne di piu:
http://www.iaes.info/

mercoledì 24 gennaio 2007

Che fine hanno fatto i fenicotteri?

Il lago Nakuru pieno di fenicotteri rosa è un simbolo dell’Africa tanto quanto il Kilimanjaro, ma dei 200 mila fenicotteri che fino a sei anni fa popolavano questo lago ad oggi ne sono rimasti circa 30 mila facendo scattare l’allarme in uno dei parchi più famosi del Kenya. Le cause naturalmente sono le solite: temperature alte, siccità, quindi meno acqua e nutrimento per questi uccelli ma anche il maggior scarico di rifiuti e concentrazione di inquinanti.

Sempre più mercurio

Fonte: Chicago Tribune
Non se ne sente parlare moltissimo, ma il mercurio è uno degli agenti inquinanti e pericolosi per la salute umana. Nonostante il pericolo di questo metallo , c’è naturalmente chi pensa al profitto. Il dipartimento dell’energia statunitense sta seriamente valutando l’idea di mettere sul mercato 1.300 tonnellate di questo materiale, ricavato dalla produzione di bombe a idrogeno.

venerdì 19 gennaio 2007

RAPPORTO UE: Italia ultima sulle energie rinnovabili.

In questi ultimi periodi si parla sempre di più di effetto serra, ecosistemi compromessi, cambiamenti climatici e devo dire che di belle parole ne ho sentite tante. Ma dal rapporto dell’UE sulle fonti rinnovabili l’Italia è Ultima. Molti paesi europei hanno fatto passi da gigante in questo senso, noi come capita qualche volta andiamo al contrario.

Il nostro contributo tanto per metterla in termini numerici è passato dal 16,00 % del 1997 al 15,3 % di oggi, quindi siamo ben lontani dal 25% richiesto.

La questione è che bisognerebbe smetterla di parlare di cose scontate e attuare misure e strategie serie. Bisognerebbe che i nostri scalda poltrone nazionali chiedessero consiglio a qualcuno dotato di buonsenso e con qualche grammo di materia celebrale in più.

Forse che in Italia del protocollo di Kyoto siamo arrivati a leggere solo il sommario e poi lo abbiamo firmato?

Fonte [ www.ansa.it ]

mercoledì 17 gennaio 2007

Aflatossina: questa pericolosa sconosciuta

Avete mai sentito parlare dell’Aflatossina?
Sicuramente è un argomento che pochi conoscono eppure riguarda tutti strettamente da vicino perché a essere in pericolo sono gli alimenti che mangiamo tutti i giorni. Cercherò di spiegare nel modo più semplice possibile di cosa si tratta e del pericolo che costituisce per la nostra salute perché tutti hanno il diritto di conoscere e capire!!!

Cos’è?
L’ aflatossina, è una molecola tossica prodotta naturalmente dal metabolismo di alcune specie di funghi (chiamati comunemente muffe), generalmente saprofiti, appartenenti al genere Aspergillus. Ne esistono numerosi tipi, di cui le principali sono la B1, la B2, la G1, la G2 e i loro derivati metabolici M1 ed M2. Le aflatossine B1, B2, G1 e G2, M1 sono fortemente sospettate di esplicare un’azione tossica, mutagena e cancerogena a carico del fegato e tossica per il sistema immunitario. La più pericolosa è la B1. Le aflatossine sono difficili da eliminare perché sono organismi estremamente termoresistenti.

Dove si sviluppa?
Gli alimenti più esposti alla contaminazione sono i cereali (mais, frumento, riso, orzo, segale, ecc.) e derivati (farina e prodotti da forno, polenta ecc.), semi oleaginosi (arachidi,girasole, ecc.), frutta secca ed essiccata, legumi, spezie, caffé e cacao.
Alcuni di questi alimenti costituiscono ingredienti base per l'alimentazione di animali (mangimi, insilato,ecc.) come la mucca, contribuendo a rendere estremamente vasto lo spettro dei prodotti a rischio a causa della presenza dei sui derivati metabolici; il latte ne è un esempio. La sua possibile presenza in molti alimenti costituisce un motivo di crescente preoccupazione dato che tende a svilupparsi sia sulle piante prima del raccolto, nelle derrate vegetali dopo il raccolto, durante i processi di conservazione, trasformazione e trasporto.

Perché si sviluppa?
La causa è spesso attribuita alla cattiva conservazione di questi alimenti per cui (anche nelle nostre case) è di notevole importanza rispettare i requisiti minimi di sicurezza.
Le condizioni ideali per lo sviluppo dell’aflatossina sono:
Temperatura compresa tra 15 e 40 °C (optimum 20-25 °C),
Umidità relativamente elevata superire al 70%,
pH i cui valori siano compresi tra 4 e 8 ,
Presenza di ossigeno

Cosa provoca?
l’impatto dell’aflatossina sulla salute umana è tutt’altro che trascurabile. In mancanza di dati tossicologici diretti, il rischio per l’uomo viene attualmente valutato in maniera indiretta, a partire sia dalla tossicologia animale sia dai dati epidemiologici relativi a popolazioni a rischio. Dati ottenuti da studi condotti su animali indicano che il consumo di alimenti contaminati può produrre nell’uomo un’ampia varietà di quadri patologici sia acuti che cronici, di difficile diagnosi, che possono avere origine sin dai primi mesi di vita dei soggetti coinvolti. L’aflatossina, inoltre, è in grado di attraversare la barriera placentare. Questa tossina ha come organo bersaglio il fegato, è dotata di attività cancerogena e ha la capacità di provocare mutazioni genetiche. Tra i suoi sottotipi la più potente è la B1 e gioca un ruolo sinergico con il virus dell’epatite B nell’insorgenza del carcinoma al fegato che ne aumenta la probabilità addirittura di 60 volte. In Cina è stato avviato un programma di prevenzione basato sulla vaccinazione contro l’epatite da vius B. Per l’uomo la DL (dose letale) di B1 oscilla tra 0,6 e 10 parti per milione (ppm=mg/Kg).
Anche il latte può costituire una fonte di contaminazione della B1 metabolizzata sottoforma di M1(meno pericolosa di B1) costituendo un elevato pericolo per i bambini ancora in fase di lattazione. Nell’intossicazione cronica, invece, si osserva soprattutto un deficit del sistema immunitario.

Come difendersi?
Fate attenzione ai prodotti importati. In Italia il problema dell’aflatossina è riconducibile all’importazione di alimenti contaminati provenienti dalle aree tropicali e subtropicali come le arachidi e il mais che trova un largo impiego nell’alimentazione animale. Infatti, le condizioni ambientali e tecnologiche italiane non sono tali da far temere per manifestazioni epidemiologiche di una qualche entità. La probabilità di introdurre un prodotto contaminato è maggiore per quei paesi che notoriamente non esercitano un regolare controllo delle importazioni e verso i quali vengono indirizzate le partite più contaminate, magari già rifiutate da altri.

Il rischio cambia in base all’alimento ingerito. Esistono profonde differenze nell’assunzione di un alimento rispetto ad un altro ad esempio: il rischio è inferiore nell'assunzione di latte rispetto ai pop corn o arachidi mal conservati.

Conoscere l’azienda produttrice e valutare la sua serietà. Ad esempio le grandi aziende eseguono normalmente i controlli di legge anche per non incorrere in danni all'immagine derivanti da partite inquinate.

Utilizzate prodotti di qualità e diffidate di quelli a basso costo.

In casa ricordati sempre di conservare gli alimenti lontano dall’umidità,evitare i sacchetti di plastica (es. pane in cassetta) e ridurre al minimo la presenza di ossigeno nei contenitori!

Nel caso si abbia un sospetto di contaminazione da aflatossina, ci sono dei centri che effettuano studi anche entro le 24 ore come la ECOS (http://www.ecos.it/) . I controlli sono di fondamentale importanza, ad esempio, per le Centrali del Latte, per le industrie di trasformazione del latte e suoi derivati, per le stalle conferenti, per gli asili, per i reparti di pediatria degli ospedali, per i privati.

Oggi in commercio esistono dei kit che consentono di rilevare la presenza di aflatossine in poco più di un’ora. Uno dei produttori di questi kit è la TECNA (http://www.tecnalab.it/) .

Ricordiamoci che non esiste alcuna soglia al di sotto della quale non si evidenziano effetti negativi, non si può fissare una dose giornaliera consentita e bisognerebbe fissare il limite delle aflatossine al livello più basso possibile!

lunedì 15 gennaio 2007

L' Energia fatta in casa

Siamo abituati a vivere in mezzo a tanta comodità consumando energia. Oggi una nuova legge ci consentirà di produrre energia da soli e addirittura di poterla rivendere alle Compagnie. Grazie a questa iniziativa e alle nuove tecnologie si potrà rispettare l’ambiente risparmiando e senza mutare il proprio stile di vita. Il sistema è semplice: basterà utilizzare le nostre case (lo può fare chiunque) per generare elettricità e calore. I sistemi di produzione di calore ed energia sono molteplici e vanno delle pale che sfruttano l’energia eolica posizionate sul tetto ai pannelli fotovoltaici (anch’essi posizionato sul tetto) che usano i fotoni della luce solare per generare energia elettrica in modo pulito e silenzioso. A questi vengono associati altri sistemi che favoriscono il risparmio di energia e la sua inutile dispersione come ad esempio l’installazione di pozzi come sonde geotermiche che attraverso il sistema delle pompe di calore scaldano tutta l’abitazione a partire da soli 10 °C, serbatoi per l’acqua calda per docce e impianti elettrici riscaldati dal sole e dalla sonda geotermica, nonché l’installazione di tubi diffusori sotto il pavimento e tra le pareti per riscaldare la casa. Per iniziare a produrre energia elettrica rispettando l’ambiente basta mettersi in contatto con delle ditte produttrici d’impianti da fonti rinnovabili (http://www.aper.it/, http://www.enerpoint.it/ ) le quali invieranno un perito che valuterà la soluzione migliore e la tipologia d’impianto più idonea. Prima di cominciare i lavori bisogna inoltrare al Comune la Dichiarazione di inizio attività (Dia) , se entro 30 giorni non c’è alcuna risposta allora si possono iniziare i lavori, Se abiti in un centro storico o in zone “speciali” ci vuole una richiesta specifica e il tempo di attesa è di almeno 6 mesi! Pensa che per realizzare l’impianto per una casa o appartamento bastano uno o due giorni lavorativi. Poi devi inoltrare anche la richiesta all’Enel (o al proprio fornitore) che farà un sopralluogo entro 30 giorni e installerà un contatore per lo scambio sul posto “net metering” al costo di 70 euro circa più 30 euro l’anno come onere di misura. C’è da non crederci ma, nel caso dell’elettricità, si può arrivare perfino a produrne più di quanta se ne consuma vendendo il resto alla rete di distribuzione e ci viene pagata due volte!!! Riceverai un accredito per l’anno successivo. Possiamo utilizzare 4 nuovi sistemi: fotovoltaico, micro-eolico, micro-idroelettrico e micro-cogenerazione. Il primo utilizza l’energia solare, il secondo e terzo utilizzano l’energia proveniente da vento e acqua e l’ultimo sistema utilizza l’energia meccanica di un motore (anche di un automobile) trasformandola in elettricità. Ricordati: prima di metterti a produrre energia elettrica o termica devi recuperare quella che disperdi. Controlla l’isolamento termico e la gestione del calore in casa, metti lampadine a basso consumo e scegli elettrodomestici di classe A!! Rispettiamo l’ambiente RISPARMIANDO!!!

venerdì 12 gennaio 2007

Paramedico...???

In seguito all’articolo comparso sull’espresso del giornalista Gatti sulla qualità degli ospedali italiani, non si è fatto altro che parlare di sanità e di tutti i problemi dai quali è investita. In questi giorni è stata l’inchiesta principale che ha fatto luce sulle responsabilità che ha ogni “figura” operante in una struttura sanitaria. Uno dei punti che voglio denunciare e che esula da tutto questo “boom mediatico” è stato sentire spesso nei telegiornali, varietà, rotocalchi, parlare del personale ospedaliero come :“personale medico e paramedico”. Lo stesso signor Maurizio Costanzo nel suo programma “buon pomeriggio” in onda su canale 5 usa lo stesso “appellativo” (vedi puntata del giorno 12-01_07)! Vorrei ricordare a chiunque che è veramente umiliante dover sentire che, nonostante il lungo e difficoltoso percorso affrontato dagli infermieri per affermarsi come figura professionale, aderente a un proprio codice deontologico, appartenente a un Ordine Professionale che opera autonomamente, vengono ancora considerati superficialmente “personale paramedico” senza una propria identità. La professione infermieristica è cosa ben diversa da una definizione così riduttiva e denigratoria come un insieme di satelliti che ruotano intorno a un’unica “figura veramente professionale”: il medico. Oggi uno studente infermiere per arrivare a laurearsi in “Scienze infermieristiche” (ebbene si l’infermiere di oggi è un laureato) si sottopone a ritmi veramente stressanti tra ore di tirocinio presso una struttura ospedaliera, ore di lezione con obbligo di frequenza e ore di studio notturne nei week-end e durante le feste per poter sostenere gli esami e la tesi! Forse non lo sapete ma quel “paramedico” può anche raggiungere una laurea di secondo livello e perché no… un dottorato di ricerca (che non è diventare medico, come qualcuno può aver pensato). L’infermiere può fare diagnosi infermieristica (che non è diagnosi medica) e attraverso il “Processo di Nursing” risolvere autonomamente il problema della persona assistita e senza intervento medico! L’infermiere lavora in equipe col medico ed è l’unico diretto responsabile dell’assistenza infermieristica . E’ per tutto questo e per altri mille aspetti di questa splendida professione che non posso sopportare un’offesa così grande celata dietro a un termine usato con tanta leggerezza come:“paramedico”!
PS: Voglio ricordare che nelle strutture ospedaliere non esiste più il portantino ma l’ausiliario!

mercoledì 10 gennaio 2007

Scandalo Ospedali

E' quasi norma ormai, che bisogna assistere a eventi eclatanti per prestare attenzione a problemi altrimenti ritenuti secondari.

Certamente fa impressione vedere uno degli ospedali più importanti d'Italia come il Policlinico Umberto I da questa prospettiva, ma da quanto tempo c'era questa situazione ?, fosse stata una struttra privata quali sarebbero state le conseguenze?

Abbiamo assistito a palinsesti televisivi pieni zeppi di parolone, interviste, opinioni, inchieste dentro all'inchiesta.

Si viene a sapere di fondi istituiti e mai utilizzati, dottori, responsabili amministrativi, primari e chi più ne ha più ne metta, che parlano di progetti di riqualificazione, ma poi alla fine le colpe chi se le prende?

Di tutte le figure professionali all'interno degli ospedali chi doveva controllare? non sto parlando di fondi più o meno esistenti, di degrado strutturale, ma di cose evitabili, il risultato di tale scempio non si ottiene in uno o due anni, allora il problema e le colpe sono da ricercarsi secondo me tra chi sta in un reparto, tra chi scambia un corridoio per una discarica, per una zona fumatori, qui si parla delle singole figure professionali presenti nei reparti, dagli infermieri ai dottori etc. tutti senza senza controllo e senza controllore( Eccezioni escluse naturalmente). Quanti dipendenti , alla vista di quelle immagini avranno pensato: "Quella roba ce l'ho messa io lì". Al momento il Policlinico Umberto I di Roma è in prognosi riservata.

lunedì 8 gennaio 2007

Sanremo: Nuova rassegna , vecchia storia.

Anno nuovo, nuovo Sanremo, ma di nuovo, come ormai succede da tempo, c'è solo il numero dell'edizione perchè, inutile negarlo, il festival di Sanremo è alla frutta. Tanti i nomi, alcune sorprese (Paolo Rossi), ma in che anno siamo? Personalmente questo festival penso dovrebbe essere trasmesso in bianco e nero come un remake nostalgico di tempi lontani, e poi, vogliamo parlare degli esclusi? Cochi e Renato, Nino D'Angelo, L'anno prossimo chiedo a Vandelli di riformare l'Equipe 84 tanto per come vanno le cose li chiamano sicuro. Ora non me voglia nessuno, un artista nasce e rimane tale indipendentemente dall'età, ma nelle ultime edizioni non mi ricordo una canzone memorabile, un ritornello da cantare sotto la doccia. Più che tra big e giovani, la divisione quest'anno è tra vecchio e nuovo oppure Artisti con speranze di rilancio e Artisti con speranze e basta. Finito il Festival assisteremo alla solita invasione di Greatest Hits con inedito sanremese, tanto per raschiare il barile, tanto per mettere un punto e aspettare l'anno prossimo.